Più di 700 pagine che si leggono d’un fiato, portati dalla maestosità di una corrente che è quella stessa del Gange o della Volga.
Quasi a contraddire il carattere atarassico di questa corrente, lo stile è vivace è animatissimo, ma anche molto sorvegliato.
Henry James non è di quegli scrittori che lasciano andare i personaggi lungo la strada su cui loro stessi li hanno messi: egli interviene di continuo, a commentare quel che pensano dicono e fanno, a volte con lapidarie sassatine ironiche, a volte con lunghe introspezioni psicologiche, anche queste sempre interrotte o concluse da sorprendenti colpi di freno, minimizzanti e dissacratori: quasi l’autore avesse paura ad abbandonarsi al sentimento, a lasciar andare se stesso e i personaggi, distogliendoli – e distogliendosi – dal grande flusso cui abbiamo fatto cenno.
Ritratto di signora va letto con calma, con pazienza, come per una crociera su un grande fiume, durante la quale ogni tanto ci si ferma per ammirare un paesino, o una chiesa, o un antico convento.
Oppure no: saltando subito alla fine, onde informarsi su come va a finire, liberarsene del pensiero e tornare poi a concentrarsi sui suoi straordinari elzeviri.”