In questo "dramma romano" che poteva essere una celebrazione, non ci sono eroi (nemmeno Cesare, che muore all'inizio del terzo atto) ma soltanto uomini.
E non ci sono eroi perché nel Giulio Cesare, di un anno precedente all'Amleto, non ci sono certezze, né valori assoluti.
Tutto passa e tutto cambia; i miti sorgono e decadono per essere sostituiti da altri che a loro volta crolleranno; la realtà è inafferrabile e sfuggente, osservabile da mille punti di vista, suscettibile di mille interpretazioni.
La Roma che l'opera ci consegna è invero una Roma antica tutta percorsa dai fermenti e dalle lacerazioni della modernità e in cui la geometria della romanità si trasforma nel movimento inquieto (com'è inquieto l'animo di un Bruto che annuncia Amleto) di una Roma manieristica e barocca.