Le Elegie duinesi sono l'ultima e somma opera poetica di Rainer Maria Rilke (1875-1926), che è considerato uno dei massimi lirici tedeschi moderni, ammirato tra gli altri da filosofi come Wittgenstein e da scrittori come Pasternak.
Rilke iniziò a scrivere le Elegie a Duino – da cui il nome – nel 1912: furono composte parallelamente all'altra grande opera lirica, i Sonetti a Orfeo (di cui nei Classici è già uscita un'edizione a cura di Franco Rella), e assieme a questi pubblicate nel 1923. Si tratta di dieci componimenti di ispirazione filosofica, che trattando di varie tematiche cercano di rispondere alle domande poste nelle precedenti opere rilkiane sull'insensatezza e incomprensibilità della vita, e sulla paura della morte.
Le poesie ruotano attorno a temi quali l'identità di vita e morte in quanto momenti dello stesso processo del divenire in un'eterna metamorfosi; l'inesistenza di una distinzione tra al di qua e al di là, per la coesistenza di regni materiale e spirituale sotto l'egida degli Angeli, creature superiori all'uomo che si trova in una condizione mediana, superiore a sua volta all'ignara natura animale, ma comunque di spettatore della vita; la bellezza dell'essere che va sottratta alla consunzione del tempo tramite l'eternità dello spirito, la creatività dell'arte che getta un ponte tra i due regni; la fortuna di chi muore fanciullo, il destino delle donne abbandonate alla purezza del loro amore; la virile accettazione della vita e del dolore da parte dell'eroe; la celebrazione finale della morte.