Euripide, definito da Aristotele "il più tragico dei tragici", scrisse il suo capolavoro, le "Baccanti", quando ormai era prossimo alla morte.
Si tratta, come è stato detto, dell'opera di più sconvolgente tragicità che sia mai stata scritta, e al contempo la più importante fonte a nostra disposizione per la conoscenza della religione dionisiaca.
La tragedia, come ha scritto Vernant, non rappresenta la realtà: ma la mette in questione.
Nessuna opera, come le "Baccanti", è andata così lontana nel mettere in questione leggi, rapporti, istituzioni, credenze e saperi, fino a presentarci il destino umano nella sua tremenda e assoluta nudità.