Pubblicato nel 1909, L’ingenua libertina fonde insieme due romanzi precedenti di gran successo, imperniati sulla figura di Minne.
Il romanzo segnò l’emancipazione di Colette dalla tirannica influenza di Willy, marito e agente letterario, contribuendo a rendere l’autrice la più famosa donna di lettere della prima metà del Novecento francese.
La protagonista è in primo luogo una rivisitazione della figura di Claudine all’insegna dell’inquietudine erotica e di uno sfrenato bovarismo. Il libro si apre su un soggiorno estivo, in cui lentamente si risveglia l’eros della protagonista, capricciosa e dispotica padrona di una madre che pende dalle sue labbra.
Adolescente ribelle, attenta lettrice della rubrica “Paris La Nuit”, in cui si narrano i casi di cronaca nera della capitale, Minne chiude gli occhi prima di addormentarsi nella certezza di essere perversa: leggendo quelle storie crede di aver sfidato la società, di aver rovesciato i limiti angusti della sua tediosa esistenza.
Fino all’incontro con Antoine, il cugino, collegiale maldestro eppure ardentissimo, che si logora d’amore per la piccola domina, di cui intuisce la forza spietata, volendo da subito arrendersi al suo fascino, senza per questo riuscire a rendere più malleabile la malevola signorina.
E questo fino al suo apogeo…