Mentre il volume I ha offerto un brillante ritratto del paganesimo nel II secolo d.C. – d’introduzione alla monumentale e magistrale quadrilogia La rivelazione di Ermete Trismegisto e dedicato innanzitutto a una serie di studi sull’astrologia e le scienze occulte, con particolare (ma non esclusivo) riferimento ai trattati su questi argomenti pubblicati sotto il patrocinio di Ermete –, nel volume II, Il dio cosmico, l’insuperato Festugière, fin dalla prima pagina e lungo i primi tre capitoli, ci avverte che non esiste una “filosofia ermetica”: coloro che scrissero nel nome di Ermete non ebbero un pensiero autonomo od originale, né costituirono una scuola, ma la loro importanza risiede nella capacità di illustrare le diverse tendenze religiose del loro tempo.
La successiva serie di capitoli (IV-XVII) costituisce il vero argomento del libro: lo sviluppo della “religione cosmica” o del “monismo ottimista” negli scrittori filosofici antichi, da Senofonte a Platone e Aristotele, passando per Zenone, Cleante e Cicerone, fino a Filone.
Questa idea, che è una delle principali nozioni che percorrono l’ermetismo, è dunque trattata, in modo molto dettagliato e approfondito quanto affascinante, fin dalla sua prima tendenza, come in seguito si è trasmessa durante il periodo ellenistico (dalla morte di Alessandro alla conquista romana) e come, infine, ha preso posto nell’ambiente in cui l’ermetismo si sviluppò.