Fin dall'inizio del concepimento di Trentatré haiku, mi sono chiesto come fare miei attraverso la pittura dei componimenti poetici scritti secoli fa; come cercare un dialogo con essi che fosse autentico, e che non partisse da una descrizione o da un'interpretazione didascalica dei versi, né da un'illustrazione nel senso classico del termine, né dall'imitazione di una tecnica pittorica giapponese che non facesse parte della mia ricerca.
A partire dalla selezione delle poesie fino alla realizzazione delle immagini, ho tentato di fare spazio nei miei sensi affinché si potesse manifestare una mia personale visione nata dal mio approccio alla pittura.
Ed è stato un percorso graduale, un fiorire lento ma costante, tra un'erba d'estate e una luna d'inverno, tra un bosco autunnale e una montagna primaverile.
È stata un'ininterrotta e intensa contemplazione dell'alba e del tramonto, e dall'alba al tramonto.