La sposa meccanica si presenta come una clinica alternativa, il cui scopo è curare l’individuo dal morbo della spersonalizzazione.
Più che un libro, si tratta di un medium visivo, fatto essenzialmente di immagini, secondo il credo di chi ritiene finita l’era della carta stampata.
Le immagini sono tratte dal folclore di massa, essenzialmente la pubblicità e la nuova segnaletica comunicazionale, solo che il procedimento logico che sta alla base dei segni qui è rovesciato, al fine di ribaltare la posizione dell’uomo industriale da oggetto passivo a essere dinamico.
Non è un libro a tesi, nulla ha da dimostrare, semplicemente si pone come punto di partenza.
Fedele all’impegno, termina in sordina, senza lanciare annunci né anatemi.
Molte intuizioni – il culto dell’uomo audace; il doppio binario della violenza; la sottomissione del consumatore, novella mantenuta; la sindrome del successo – si rivelano oggi di chiara attualità. Ma la percezione più importante è quella di aver compreso, oltre quarant’anni fa, che l’uomo era ormai precipitato nel cuore di una nuova, immensa rivoluzione: l’informatizzazione della società.
Siamo entrati nell’età del cacciatore, spiega McLuhan, l’uomo in caccia perenne di dati e informazioni indispensabili alla sua sopravvivenza