L’autore, medico psichiatra e ricercatore, prosegue l’opera di costruzione di ponti tra scienza e tradizione spirituale, come nel precedente libro L’urgenza di una meditazione laica.
E lo fa analizzando le più recenti ricerche in campo neurofisiologico, con un approccio del tutto originale rispetto al trauma e alle possibilità di cura e autocura.
E attraverso una convinta dimensione laica. Il testo contiene continui riferimenti alle scienze mediche, soprattutto alla neurobiologia, a partire, tra l’altro dalla teoria polivagale di Stephen Porges; si tratta di riferimenti che vanno immediatamente a riflettersi sul piano concreto della pratica e della cura.
Il lavoro risulta quindi particolarmente interessante e utile per quanti professionalmente sono impegnati in questo campo. Allo stesso tempo rappresenta un prezioso approfondimento per coloro che praticano o sono intenzionati a praticare la meditazione, attraverso alcune pratiche specifiche e collaudate che hanno come obiettivo il ripristino del riequilibrio del sistema nervoso autonomo.
I traumi, piccoli o grandi, che ci portiamo dietro dall’infanzia, spiega Vigne, lasciano tracce mnesiche sotto forma di diminuzione cronica del tono vagale, così avviene per la depressione.
Occorre sviluppare tecniche psicocorporee e di meditazione che utilizzano le potenzialità del sistema nervoso autonomo. L’osservazione del respiro naturale, la coerenza e variabilità cardiaca, la meditazione sul cuore sottile a destra sono alcune delle tecniche illustrate dall’autore.
Le pratiche devono inoltre puntare a sviluppare l’altruismo. Una qualità, fino a vent’anni fa appannaggio dei credenti, e ora studiata in modo scientifico da psicologi di ogni scuola.