Le pagine di questi Scritti sospesi ci invitano alla scoperta di una nuova nascita che prende le mosse dal compimento della Fontana della giovinezza di Lucas Cranach il Vecchio da parte del figlio, in una città tedesca nel 1546.
Proprio a partire dai quesiti posti dall’immersione nella vasca, dove a essere rigenerate sembrano solo le donne, siamo presi per mano e condotti in un viaggio fra iconografie, mitologie e simbologie che attraversano – a volte in superficie, a volte nella dimensione carsica della coscienza – territori che vanno dalla Russia delle icone di Rublëv all’India dove Krisna discute con Arjuna sulla necessità di conquistare ciò che solitamente noi umani consideriamo estraneo e nemico e che altri non è se non quella parte che col suo resistere ci impedisce la rinascita.
Un viaggio «eroico», per dirla alla Campbell, che attraverso ricostruzioni di senso ci suggerisce letture rinnovate di temi fondamentali della nostra cultura e del nostro tempo.
La fontana della giovinezza di Cranach si trasforma così in un bagno di trasformazione alchemica, di immersione generativa capace di portarci a considerare l’umano senso di mancanza quale motore forte per risalire quella scala che, spezzata da un approccio incauto col divino, noi possiamo riparare grazie a un gesto rituale di simbolica resa del toro bianco.
E mentre molte immagini svaniscono alla luce del sole e le parole stanno sospese, la nostra più intima essenza attende quieta un sacrum facere che riconduca all’unità.