«È un assioma piuttosto diffuso fra gli egittologi che scrivere una storia della letteratura egiziana non sia possibile».
Con queste parole Sergio Donadoni inizia la prefazione al suo La letteratura egizia. I motivi di tale sentenza, ci dice, sono l’arbitrarietà del caso che ha salvato i testi, la nostra imperfetta conoscenza della lingua, il carattere anonimo della maggior parte delle opere, le difficoltà di interpretazione.
«È veramente un deserto in cui si levano rovine». S
erve una nuova prospettiva, continua l’autore: il concetto di ciò che noi definiamo storia della letteratura non si può applicare all’antico Egitto.
Serve un percorso inverso: bisogna partire da ciò che ci è rimasto e provare a stabilire connessioni tra i testi, con l’aiuto anche di scritti non letterari.
Da queste riflessioni nasce un’opera organica a dispetto dei molti ostacoli, suddivisa in sei grandi periodi cronologici.
Un’opera-cardine che popola di spunti e conoscenze il deserto di rovine della letteratura egizia antica.