Selvaggi cavalieri al galoppo, ruggire di tuoni, furia di marosi, nuvole che attraversano minacciose i cieli.
E' lo sfondo di un grandioso poema inedito di Tolkien, curato dal figlio Christopher, a cui il Maestro pose mano ispirandosi alla celebre saga di Artù e della Tavola Rotonda.
Il mitico re diventa qui il cavaliere dell'ultima resistenza all'invasione del male, l'epico difensore di un Occidente in crisi. La sua è una ''guerra al destino'', incorniciata dai classici leitmotiv della famosa leggenda, ma rivissuti secondo nuove prospettive: l'amore tragico di Lancillotto, il fascino ambiguo di Ginevra, il dramma di Artù, l'eroismo di Gawain.
Ciò che Tolkien ci offre è in realtà non solo una favola epica, ma la rappresentazione in chiave poetica delle vicende eterne del pensiero: lo scontro fra Bene e Male, civiltà e barbarie, ordine e caos, diritto e sovversione, dovere e opportunità, orgoglio e percezione del limite.
Un grande narratore di storie si fa qui poeta e filosofo, e ci sorprende ancora una volta con i frutti della sua inesauribile fantasia creatrice.