«Di tutte le droghe che ho provato questa è la più forte», scriveva William Burroughs nel marzo del 1956 a proposito della sua esperienza in Perù con l'ayahuasca, la bevanda sacra degli sciamani andini il cui principio attivo è la dimetiltriptamina (DMT).
La DMT ha infatti un effetto psicotropo e si trova all'interno dello stesso organismo umano, quasi fossimo dotati per natura di una complessa “tecnologia spirituale”.
Il suo effetto dura pochi minuti ma induce stati alterati di coscienza così sconvolgenti che chi l'ha provata ne è rimasto sconvolto.
Una percentuale della popolazione secerne inoltre questo ormone spontaneamente di notte in quantità superiore alla media, rendendo possibile un incontro notturno con creature di altre mondi.
Esiste infatti un elemento in comune tra le esperienze psichedeliche, le abductions, e lo sciamanesimo: è la “dimensione del sogno”, l'entrata nel mundus imaginalis, noto nella tradizione iranica come "Nessundove".
L'organo atto a sintetizzare la DMT potrebbe essere, secondo la teoria dello psichiatra Rick Strassman, la ghiandola pineale.
Se ciò venisse dimostrato, l'epifisi sarebbe il cosiddetto Terzo Occhio di cui ci parla la tradizione orientale.