Di fronte all'imperativo attuale che vuol farci divorare tutto e in fretta, l'arte di amare ci mette in contatto con il ritmo lento del cuore, ci fa essere presenti al mondo, aperti a una generosità felice e senza limiti.
L'arte di amare ci fissa, mette in prospettiva le nostre esistenze, ci pone alla giusta distanza per riconoscere i nostri pochi veri bisogni.
L'essere umano è per sua natura tormentato da una fame acuta e inestinguibile. La sua ricerca di qualcosa che possa saziarlo è sovente frenetica. È una fame che talvolta degenera in bulimia.
È fame di cibi ricercati e preziosi, ma anche di oggetti, di comodità, di nuove esperienze, di emozioni, di avventure amorose passeggere sempre diverse. E questo crea malessere individuale, sensazione di spossatezza, disordine e confusione.
Trovare un equilibrio non è facile, ma diventa essenziale per non impazzire.
La saggezza dei curanderi andini - e del maestro Mamani - suggerisce la strada dell'amore universale: alleggerirsi e uscire dalle dipendenze emotive per diventare più forti e consapevoli.
L'amore è qualcosa che si fa, che si produce, che non ci si deve aspettare dagli altri; l'amore è una pratica di crescita ed espansione personale. E non c'è dolore, sofferenza o esperienza amara in grado di resistere alla pratica costante dell'amore.