Come sarebbe il mondo se davvero assomigliasse a quello che la pubblicità del cibo ci descrive?
Come sarebbero le nostre relazioni sociali, le nostre psicologie individuali?
In quale tipo di società cresceremmo i nostri figli e quali questioni di genere fronteggeremmo tutti i giorni?
La comunicazione commerciale narra un mondo che non esiste, ma lo fa da talmente tanto tempo e così bene, che spesso non vediamo più i paradossi, le follie, i non sense che ci vengono suggeriti come se fossero desiderabili.
Forse un po’ di ironia può aiutarci a recuperare quella consapevolezza di cittadini- consumatori, senza la quale nessun cambiamento qualitativo può avvenire nell’ambito di un sistema alimentare dominante, che oggi si sta rivelando il responsabile di tanti problemi economici, ambientali, di salute pubblica.
Che mondo sarebbe dunque è una domanda a doppio taglio: che mondo sarebbe se fossimo davvero come gli spot ci descrivono?
Ma anche: che mondo sarebbe se imparassimo a riderne?