«Noi siamo in gran parte governati da uomini di cui ignoriamo tutto, ma che sono in grado di plasmare la nostra mentalità, orientare i nostri gusti, suggerirci cosa pensare». Così scriveva il padre della scienza delle Pubbliche Relazioni Edward Bernays nel 1928 nell’incipit del saggio Propaganda, spiegando che esiste un potere invisibile che dirige le opinioni e le abitudini delle masse nei sistemi democratici.
Che cosa è cambiato nei decenni e come si sono evolute le tecniche del controllo sociale?
In che modo il potere fabbrica il consenso e orienta le scelte dei cittadini?
Come si inserisce in questo meccanismo l’attuale battaglia sulle fake news?
Si sta cercando di introdurre il reato d’opinione e di censurare l’informazione indipendente?
Che cos’è la post-verità?
Dopo i successi di Governo globale, La fabbrica della manipolazione, Unisex, Enrica Perucchietti torna ad analizzare il rapporto tra i mezzi di comunicazione, il potere e le strategie del controllo sociale, mostrando come i primi a mentire all’opinione pubblica siano proprio i media mainstream.
Riprendendo e attualizzando le tematiche portanti del capolavoro di George Orwell, 1984, l’autrice mostra come la battaglia contro le fake news intenda reprimere il dissenso e censurare l’informazione indipendente, introducendo - di fatto - lo psicoreato e impedendo alle persone non solo di esprimersi, ma persino di pensare.