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«Volevo maggiore libertà: di azione, tempo, spazio. E un luogo che mi consentisse di lavorare quel tanto necessario a mantenermi ma non a trasformare una passione in una routine che presto o tardi mi avrebbe tolto energia vitale. Volevo rimettermi uno zaino sulle spalle e vedere il mondo. Soprattutto, volevo tornare a scrivere».
Lasciare un posto fisso per reinventarsi un quotidiano come “nomade digitale”, con tutta l’eco di post-moderno che quest’espressione non può non evocare.
Essere freelance nella polifonica epoca del web, dei social network, di Skype, Skyscanner, Agoda e della liquidificazione di tutto il liquidificabile.
Un “ricomincio” che, intitolando questa raccolta di brevi racconti tra Thailandia, Vietnam, Sicilia e Romagna, esprime un momento in cui la scrittura emerge come distillato non dell’immaginazione ma della vita.
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