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Nel corso degli anni Settanta ci si è resi conto che uno dei più radicali mutamenti nelle prospettive epistemologiche si annunciava negli scritti di una singolare e indefinibile figura di antropologo e scienziato: Gregory Bateson.
Da allora, la formula «ecologia della mente» è diventata una componente irrinunciabile del nostro paesaggio.
Con Una sacra unità si conclude la pubblicazione degli scritti sparsi (l’arco di tempo va dal 1942 al 1979), che corrispondono ad altrettante incursioni in quel nuovo territorio: in essi vediamo delinearsi con assoluta evidenza la «sacra unità» che costituisce il presupposto dell’intera ricerca di Bateson – unità che coincide con una conoscenza più vasta, sottesa a tutti i diversi tipi di apprendimento. E solo tale conoscenza ulteriore è il misterioso connettivo che opera nel mondo biologico globale in cui viviamo.
Le idee sono collegate non dalla logica, ma dalla storia naturale: avviene così il passaggio da una biosfera priva di mente a una biosfera che germina nel processo mentale e attraverso di esso. Le conseguenze di una siffatta unificazione sono ancora in larga parte da esplicitare – e del resto, afferma Bateson, «noi scienziati siamo arroganti quanto a ciò che potremo sapere domani, ma umili perché ne sappiamo così poco oggi».
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