|
Oltre ai circoli letterari come il famoso Bloomsbury Group e alla Hogarth Press – la casa editrice fondata insieme al marito Leonard –, Virginia Woolf frequentò gli ambienti più esclusivi della Londra e dell’Inghilterra dell’epoca.
Questa ricchezza di relazioni è testimoniata dallo sconfinato epistolario, che conta circa quattromila pagine. Quello di scrivere lettere era un appuntamento fisso nelle sue giornate che spesso la impegnava a lungo. In questo volume presentiamo due lettere che Virginia scrisse nel 1932 a John Lehmann, collaboratore e poi direttore della casa editrice.
La questione al centro della prima nasce da una domanda dello stesso Lehmann: «Dove sta andando la poesia, o è morta?».
Virginia scrive una lettera piuttosto vivace al giovane poeta. Per dare una lezioncina al suo interlocutore, articola una serie di considerazioni molto interessanti sul lavoro di scrivere, sulla differenza fra prosatori e poeti, sulla ricchezza di autori e opere che l’Inghilterra può vantare e che sono ormai parte di tutti. Tutto un altro il tono della seconda lettera.
Virginia, forse pentita e con un diverso stato d’animo, riscrive dopo pochi giorni al giovane poeta: fra accenni ad altre questioni letterarie chiude quasi materna: «Per piacere guarisci presto [...] Leonard si unisce a me per ringraziarti della tua lettera».
La burrasca è passata, è tornato il sereno.
|