Non viviamo nel migliore dei mondi possibili.
Facciamocene una ragione.
Le limitazioni alla democrazia, il potere dispotico esercitato sui popoli dalle istituzioni sovranazionali, la prevalenza della finanza sulla politica, sono tutti effetti prodotti dall’economia della crescita continua. Un sistema che sta giungendo alla fine e che, come un animale ferito, mostra il suo volto peggiore e aggressivo, pronto a trascinare tutto e tutti nel baratro.
Per arginare questa potenza distruttrice non basta riformare il sistema, ma è necessario cambiare l’orizzonte culturale e le categorie attraverso le quali pensiamo e interpretiamo il mondo. Le grandi famiglie politiche tradizionali non sono in grado di comprendere i rischi che l’umanità corre in questa fase storica, in cui il modo di produzione industriale si sta estendendo a tutto il mondo.
Destra e sinistra sono categorie del passato.
E per certi versi incarnano anche parte del problema. Se vogliamo garantirci un futuro dobbiamo smetterla con la crescita. Solo una decrescita felice, selettiva e governata, può salvarci.
Indice:
PRIMA PARTE - DECRESCITA FELICE. UNA RICOGNIZIONE TEORICA
- Che cos'è la decrescita felice (e perché la parola «decrescita» non ha una connotazione negativa, sebbene molti, senza riflettere, lo credano)
- Appunti per una storia del termine «decrescita»
- Appendice. La dimensione vernacolare è lo spazio dell'autoproduzione di cui parla la decrescita felice
- La decrescita non è e non può essere uno slogan
- Merci e beni: ma è così difficile da capire?
- Appendice. Quando si vuole usare la logica non possedendone i fondamentali si cade inevitabilmente nell'assurdo. Senza rendersene conto
- Qualche riflessione sul concetto di a-crescita
SECONDA PARTE - DECRESCITA FELICE. UNA PROPOSTA POLITICA
- Decrescita e lavoro
- Decrescita e democrazia nell'epoca della globalizzazione
- Decrescita e mercato
- Oltre la destra e la sinistra
- Appendice. Istituto di Studi Interdisciplinari sulla Bioeconomia (ISIB). Documento programmatico