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Sui Rosa-Croce si discetta da secoli, da altrettanti secoli si pone l’accento sulla loro straordinaria influenza, nessuno, però, è mai venuto a capo della loro esistenza.
Anche se molti la danno per scontata.
Anche se molti se ne proclamano – a vario titolo successori: senza peraltro poter attribuire a questa “mistica società” né certi nominativi di aderenti, né luoghi di attività, né comprovate discendenze.
Come si può notare, il mondo rosacrociano si presenta come un terreno insidioso intersecato da mille sentieri: dove è facile perdersi e dove è altrettanto facile precipitare nelle “sabbie mobili” del pressappochismo e della faciloneria.
Il saggio della Yates è diventato presto un classico, un’imprescindibile opera di riferimento a riguardo, per la sua capacità di ritrarre l’ermetismo-esoterismo dei Rosa-Croce come un sapere niente affatto in contrasto con i fermenti che daranno origine alla rivoluzione scientifica, ma che pone l’uomo quale centro propulsore.
Da qui l’urgente attualità dei misteriosi Rosa-Croce in cui la nomea di scienziati e ricercatori si fonde con l’allure del mago rinascimentale: il dotto speculatore dei nessi segreti della natura, della Philosophia Naturalis di cui sono stati maestri Agrippa e Paracelso. Ma di cui sono maestri anche Dee, Fludd, Ruggero Bacone ed altri ancora che la voce popolare indicava come adepti dell’introvabile Societas Rosa-Cruciana.
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