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Compiere un giro d’orizzonte di metafisica integrale è una fatica d’Ercole quanto un gioco da ragazzi. Si può, infatti, sia cercare di soddisfare ogni bisogno di causalità e tutte le sfumature di pensiero, sia invece attenersi agli schemi fondamentali confidando nel lettore, nella sua intuizione intellettuale e nella sua buona volontà. In realtà non è possibile sfuggire né all’uno né all’altro metodo; occorre quindi trovare una via di mezzo, e piaccia a Dio d’esservi riusciti.
Questo libro, nonostante il suo titolo – di certo insufficiente – non tocca soltanto la metafisica, affronta pure soggetti concernenti il mondo umano, spirituale e tradizionale, com’è accaduto in tutte le nostre opere precedenti. È per forza così poiché la ragion d’essere delle dottrine è l’uomo ed è solo logico, quando ci si occupa di verità e di formulazioni, considerare anche i ricettacoli cui esse sono destinate.
Alcuni hanno creduto di poter mettere in dubbio la capacità del linguaggio d’esprimere in modo adeguato realtà metafisiche; per gli uni il linguaggio è determinato in maniera privativa dall’ambiente terrestre e dalle limitazioni dell’individualità umana, mentre per altri il pensiero è definito e sminuito dalle contingenza della grammatica. Ci chiediamo: l’uomo è capace di conoscenza trascendente, sì o no?
E rispondiamo: lo è per definizione, vale a dire che, senza questa capacità, non sarebbe l’uomo; l’uomo incapace di conoscenza metafisica sarebbe privo di ragion sufficiente.
E se l’uomo è capace di quella conoscenza, il suo linguaggio deve ipso facto essere in grado d’esprimerla; in effetti il linguaggio umano comporta un modo simbolico e uno concettuale, il primo essendo peculiare del linguaggio in sé, e il secondo, di un linguaggio elaborato in relazione a un bisogno di differenziazione speculativa. Tale è l’uomo, tale è il suo linguaggio
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