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Introdotto da Wagner nel 1846, il termine 'musica assoluta' indica una musica scritta indipendentemente da qualsiasi possibile fine e impiego extramusicale, sia esso la messa in scena di un testo teatrale, l'elevazione religiosa dell'ascoltatore, una mozione di determinati affetti, l'illustrazione di situazioni sceniche, teatrali o cinematografiche, o anche il semplice accompagnamento di attività quotidiane.
L'idea che in questo risieda la natura più vera, più autentica, più pura della musica costituisce il 'paradigma estetico' oggi dominante, ma in realtà questo è nato non più di due secoli or sono, e in contrasto con ogni concezione corrente della musica prima di esso.
Piuttosto che sondare sistematicamente questo tema, Dahlhaus, come è suo solito, pratica una molteplicità di rapide e penetranti incursioni da angolazioni molto diverse, storiche, filosofiche, sociologiche, tecniche, nel tentativo di non perdere le mille sfaccettature e la complessa pluralità di problematiche che rendono vivi e concreti i concetti estetici, concetti che per lo più vengono presentati, e quindi recepiti, come distanti e inutili astrazioni.
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