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Insegnanti annoiati, studenti annoiati, genitori annoiati: «una scuola dove la vita si annoia insegna solo la barbarie», è l’incisivo incipit di questo saggio, che ha conosciuto un grande successo di pubblico in Francia e Inghilterra. Il libro destinato agli studenti e alle loro cicliche contestazioni, ma anche a insegnanti e genitori, presenta uno stile aforistico, incisivo, illuminante e provocatorio al tempo stesso. Così Vaneigem lancia l'allarme e denuncia la deriva "produttivistica" della scuola in un mondo governato da una logica consumistica inquinante e folle. Qual è il ruolo e quale la responsabilità della scuola, là dove imperversa una sovrapproduzione inutile e insostenibile di merci di consumo e di falsi bisogni?
«Da come una società organizza la scuola si capisce il livello di libertà a cui sono destinati i suoi soggetti.» Una scuola che insegna il conformismo, basata sul più superficiale nozionismo, disposta a tutto pur di creare studenti indifferenti. È una scuola che risponde solo a interessi di natura economica più che umana, ed è capace solo di soffocare la spontanea creatività dei bambini e dei ragazzi.
«Se i governi privilegiano l’allevamento intensivo di studenti consumabili sul mercato, allora i princìpi di una sana gestione prescrivono di stivare nello spazio scolastico più ridotto la quantità massima di teste modellabili dal numero minimo di personale possibile.» Ma nella speranza e nel progetto di una rivoluzione contro l'assoluta sottomissione al mercato, la scuola diventa il luogo privilegiato della rinascita: attraverso l'insegnamento dell'autonomia e non della dipendenza; del libero esercizio della soggettività; attraverso l'educazione a quella libertà che la supremazia della merce ci ha sottratto. Per «una vita fondata sulla creatività anziché sul lavoro, sull’autenticità e non sull’apparenza.»
Chiude il volume il breve saggio Terrorismo o rivoluzione, dove Vaneigem propone una critica laica e radicale del capitalismo ormai volto alla sua fase tirannica. La tesi è quella di un'autogestione generalizzata perchè l'uomo si possa riappropriare della vita e della vera felicità.
L'uomo si deve liberare da un'esistenza trasformata in valore di scambio, da una società fondata sulla merce, dove la felicità si identifica con l'immediatezza del profitto, e la forza vitale si trasforma in forza lavoro, che vanamente viene spesa in oggetti di consumo.
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