Richard Kearney, filosofo allievo di Ricoeur, ci conduce in un percorso articolato e innovativo alla ricerca del sacro dopo l’ateismo, attraverso la rilettura di filosofi come Ricoeur, Levinas e di scrittori come Joyce, Proust e Virginia Woolf.
La scomparsa del vecchio Dio non ha forse spianato la via a un nuovo modo di cercare, amare e pensare la divinità? La sospensione delle certezze dogmatiche non ha forse dischiuso la possibilità per un rinnovato stupore religioso? Situati sul crinale tra teismo e ateismo, abbiamo ora l’opportunità di rispondere in modo più libero alle cose che non possiamo capire.
Il filosofo irlandese Richard Kearney chiama questa condizione ana-teismo, o ritorno a Dio dopo Dio – un momento di ignoranza creativa che significa una rottura con le certezze precedenti e ci invita a forgiare nuovi significati a partire dalle sapienze più antiche.
La religiosità ritrovata nella sospensione degli assoluti, sia teistici sia ateistici, si caratterizza come apertura allo straniero nella scommessa tra ospitalità e ostilità verso l’altro.
Ana-teismo conia un nuovo dominio concettuale per la spiritualità del terzo millennio: accettare che non possiamo mai essere sicuri circa Dio è l’unico modo per riscoprire una sacralità nascosta nella vita di ogni giorno e meravigliarsi della divinità del quotidiano.
Come scrive Vattimo nella sua prefazione: «L’anateismo non è solo, in definitiva, il momento di sospensione e di vuoto destinato a trovare “di nuovo” una fede “piena”, più o meno affine alle fedi tradizionali, ma un atteggiamento che deve accompagnare ogni fede ritrovata».