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Nel 2009 Ratzinger, a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede, vietò al gesuita Roger Haight di insegnare teologia. All’origine della condanna inflitta a Haight, già presidente della Catholic Theological Society of America, ci sono le sue affermazioni in favore di un pluralismo culturale e religioso. Ma il dialogo alla pari tra il cristianesimo e le altre religioni non è forse quello che anche papa Francesco auspica quando rigetta la nozione di “verità assoluta” e sostiene che “la verità è una relazione”?
Il volume Gesù, simbolo di Dio presenterebbe per Ratzinger “gravi errori dottrinali” sulla preesistenza del Verbo, la divinità di Gesù, la Trinità, il valore salvifico della morte di Gesù. Alla base di questo suo lavoro c’è la convinzione che «un cristiano non può veramente dare risposte a un non cristiano sull’essenza del cristianesimo senza avere nemmeno un’idea di chi fosse Gesù» e per questo Haight pone di nuovo la domanda “chi è Gesù?”, facendolo alla luce degli strumenti intellettuali di cui oggi disponiamo.
Che cosa significa dire che Gesù rivela Dio alla comunità cristiana, che è la mediazione decisiva di Dio nella storia o, in altre parole, il simbolo di Dio? Facendo leva su un attento studio delle Scritture, dei momenti fondamentali nello sviluppo della dottrina e del pensiero di Karl Rahner, Haight pone l’accento sulla dimensione storicamente mediata della rivelazione, sottolinea il pluralismo e la vitalità della concezione di Gesù contemporanea, prefiggendosi l’obiettivo di formulare una cristologia comprensiva e sistematica per i nostri tempi.
Con questo libro Haight ha cercato di creare un dialogo tra la teologia e il mondo postmoderno. Nel 1999 il saggio è stato premiato dall’Associazione Stampa Cattolica USA come miglior libro di teologia.
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