Un grande classico della letteratura del Novecento, il primo esempio del genere letterario della nivola, un prezioso recupero da riscoprire.
Augusto Pérez, flâneur amante degli scacchi, conduce la sua esistenza dolcemente oziosa immerso nella vibrante atmosfera delle sue fantasticherie in cerca di qualcosa che possa scuoterlo dall’apatia in cui la morte della madre lo ha lasciato. Sono gli occhi di una delicata pianista, Eugenia, a destarlo dal sopore di una vita di contemplazione. Augusto decide finalmente di agire, di “vivere” e di conquistare la ragazza per dissolvere la nebbia che lo avvolge, scontrandosi, però, con il fatuo destino dell’uomo: «Noi uomini non siamo soggetti né alle grandi gioie né ai grandi dolori, perché queste gioie e questi dolori ci giungono avvolti in un’immensa nebbia di piccoli eventi. E la vita non è altro che questa nebbia».
Ma il sognatore Augusto, a sua volta, non è che il sogno di uno scrittore, Miguel de Unamuno, che si fa personaggio con l’intenzione di mettere fine alla tragicomica esistenza del suo protagonista. In questo modo cade nel suo stesso tranello: non sarà egli stesso il sogno di un Dio che risvegliandosi dissolverà entrambi nel nulla?
Con la sua metafora esistenziale Miguel de Unamuno è il primo interprete del senso di smarrimento che si appresta a contagiare un’Europa che sarà presto ridotta a polveriera e a scenario della prima vera disfatta per l’umanità e le sue ambizioni di progresso.