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Nel corso della storia, abbiamo testimonianze di alcuni casi di bambini vissuti nelle foreste: talvolta si tratta di scoperte comprovate da testimonianze rigorose, altre volte di incontri riferiti in modo approssimativo e incerto, spesso fantasioso.
L’autore ripercorre queste molteplici narrazioni, distinguendo i casi di cui abbiamo riscontri e prove, da quelli di cui non siamo certi. Ma, nel corso del libro, illustra anche la grande varietà di ispirazioni letterarie e cinematografiche che si sono impossessate di queste storie. Dal mito fondativo di Romolo e Remo allevati dalla lupa, ai personaggi letterari come Mowgli di Kipling o Victor, il ragazzo dell’Aveyron, educato e studiato dal medico francese Jean Itard nel Settecento, il cui caso si è inserito nel dibattito sul “buon selvaggio” e nella delineazione della nuova pedagogia illuminista e che ha avuto una famosa trasposizione cinematografica da parte di Francois Truffaut, il libro percorre queste storie, per arrivare infine al caso recente del bambino trovato nelle foreste africane.
Perché questi ragazzi suscitano tanto interesse? Perché colpiscono per la loro diversità e per la capacità di adattarsi a condizioni ambientali da cui l’uomo si è ormai allontanato completamente. Allevati da animali e ben diversi dallo stereotipo del bambino cresciuto in famiglia, i ragazzi selvaggi ci interrogano e ci affascinano, ci incuriosiscono e ci inquietano: così lontani e così vicini, simboli di libertà e di naturalità assoluta.
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