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Nonostante molti siano convinti che esista petrolio a sufficienza per il fabbisogno dei prossimi quarant'anni, alcuni dei più celebri geologi ipotizzano che la produzione petrolifera globale possa raggiungere il picco, e cominciare un rapido declino, già alla fine di questo decennio. Messi con le spalle al muro, gli Stati Uniti e gli altri paesi industriali potrebbero far ricorso a materiali più "sporchi" con la disastrosa conseguenza di accentuare il surriscaldamento del pianeta e infliggere un colpo mortale al già vacillante ecosistema terrestre. Proprio nel momento in cui l'era dei combustibili fossili sta inesorabilmente giungendo al suo fosco epilogo, Jeremy Rifkin indica la via d'uscita a questo drammatico scenario: un nuovo regime energetico fondato sull'idrogeno, che, se adeguatamente sfruttato, potrebbe diventare il "carburante eterno", inesauribile e del tutto esente da emissioni inquinanti. Notevoli, secondo Rifkin, saranno le ricadute sociali di questa imminente rivoluzione energetica. Quando milioni di utenti finali connetteranno le loro celle a combustibile alimentate a idrogeno in reti energetiche locali, regionali e nazionali, utilizzando le stesse tecnologie intelligenti e gli stessi principi di progettazione che hanno reso possibile Internet, si affermerà un nuovo uso dell'energia, paritario e decentralizzato.
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