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Questo libro raccoglie giochi da fare con le storie: tecniche di coinvolgimento delle persone, modi per affrontare anche didatticamente questioni complesse, oppure semplici strumenti di divertimento. Giochi per inventare storie e poesie, per promuovere lettura e scrittura, per confrontarsi. La narrazione e il gioco sono strumenti potenti, per esempio, per mettere le cose in prospettiva, per conoscersi, per confrontarsi, per scoprire differenze e affinità. Questi giochi, e le storie che ne emergono, non girano intorno alla performance individuale, quanto al risultato collettivo: si mette qualcosa al centro e tutti si lavora insieme. In nessun gioco il risultato è atteso: e quello che emerge cambia dal gruppo, e nel gruppo torna. Si scopre qualcosa, e s’impara – non sono giochi “educativi” in senso stretto – ma non c’è qualcuno che insegna.
Non sono nemmeno “giochi letterari” nel senso tradizionale della poesia giocosa: cioè sfide di bravura o di virtuosismo, modi per costruire strutture meravigliose. Sono giochi in cui si pensa ad alta voce, invece di elaborare lentamente la propria mossa. Il metodo che sta dietro questi giochi si collega a un’intuizione di fondo, che rimette insieme lettura e scrittura, creazione e fruizione di una storia. Ascoltare, leggere una storia, significa anche viverla, abitarla come un “racconto in atto”. Così ci diventiamo contemporaneamente autori e lettori: stiamo in una zona di mezzo che è, che può essere, quella del gioco. Cittadini di una storia. Abitando la narrazione, poi, succede che si legga meglio, che si scriva meglio, ma non perché s’impari a usare strumenti specifici, quanto perché continuiamo a stare dentro le storie: abbiamo acquisito un diritto di cittadinanza che ci fa andare avanti meglio, oltre, più leggeri. Insomma: funzionano. E non è poco.
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