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Quella di chi oggi ha trenta-quarant’anni è la prima generazione che non avrà di più dei propri genitori. Ma non avere di più, non significa non potere fare di più, né tanto meno non avere di meglio. Del resto è proprio questa generazione a parlare con convinzione di sostenibilità o decrescita, sia per una visione diversa della vita e del mondo, sia perché la limitatezza delle risorse appare particolarmente minacciosa per chi ha più anni da trascorrere su questo piccolo pianeta. Ciò non significa ripudiare il «progresso» o rifiutare quanto abbiamo, ma diventare consapevoli del fatto che non si può più produrre, consumare e sprecare come si è fatto finora. In queste pagine personali e spesso autobiografiche, Andrea Bertaglio ci offre molte utili indicazioni per vincere quel sentimento di deriva in cui molti di noi si dibattono e per trovare risvolti positivi anche nella situazione attuale. Ma soprattutto, attraverso la descrizione di alcune realtà «virtuose», l’autore ci invita a un risveglio, a una presa di coscienza di cui c’è urgente bisogno e che comunque sta arrivando, alla faccia di chi pensa che un altro mondo non sia possibile.
«Non è un caso che la fascia d’età più rappresentata nel Movimento per la Decrescita Felice è quella tra i 25 e i 35 anni. Non è un caso che un libro come questo sia stato scritto da uno di loro.» Maurizio Pallante
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