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Assorbendo idee e dogmi positivisti, razzisti e darwinisti, combinandosi, in alcuni dei suoi esiti, con suggestioni esoteriche e magiche, la geopolitica, più di altre teorie novecentesche, ha incarnato le diverse anime del «secolo delle ideologie e del mattatoio», tra i cui risultati vi è la stessa configurazione del mondo in cui viviamo oggi e dei rapporti di forza che in esso sussistono. Nella prima metà del XX° secolo ebbe una grande notorietà la geopolitica, una teoria secondo la quale il destino dei popoli è determinato dall’ambiente geografico in cui vivono. Applicata al quadro storico e ideologico di allora, questa teoria rappresentò più di una giustificazione al nazionalismo e all’espansionismo di paesi quali la Germania nazista o l’Unione Sovietica di?Stalin, che furono alla base del secondo conflitto mondiale. I suoi fautori – tra gli altri, l’inglese Mackinder e i tedeschi Ratzel e Haushofer, il consigliere spirituale di Rudolf Hess – erano convinti che la conquista di alcune regioni avrebbe garantito il dominio universale. In particolare Mackinder era persuaso che il cuore del mondo, l’Heartland, fosse la vasta regione russa, inattaccabile dal mare e ricca di enormi risorse economiche e naturali: chi l’avesse controllata avrebbe governato l’«isola del mondo», l’enorme distesa di terre e acque dell’Europa e dell’Africa. L’Heartland rappresentò la grande scommessa di Hitler dopo il fallimento del misterioso volo aereo di Hess verso l’Inghilterra, probabilmente alla ricerca di un accordo di spartizione della regione russa.
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