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Come dimostrano David Stuckler e Sanjay Basu in questo libro autorevole e appassionato, denso di storie di cronaca e di esempi del passato per molti aspetti stupefacenti, gli effetti delle recessioni sulla nostra salute sono devastanti sempre, ma lo sono soprattutto se governi, amministrazioni e politiche sanitarie non sono in grado di contenerli. È stato così all’indomani della crisi americana del ’29, per esempio, quando i Paesi che aderirono ai programmi del New Deal per il sostentamento alimentare e la prevenzione sanitaria subirono una perdita in vite umane molto minore rispetto ai Paesi che non lo fecero. Ma ancora oggi, spiegano gli autori, “il più affidabile fattore predittivo dell’aspettativa di vita di una persona è il suo codice postale.” C’è una certa ironia nell’affermare che la politica di austerità ottiene l’effetto opposto a quello che si prefigge: eppure, dati alla mano, sembra sempre più difficile sostenere il contrario.
L’alternativa però esiste, e cambiare rotta non è più solo un’opzione. È una mossa obbligata. Perché in Italia, come in Grecia, Spagna e Portogallo, è aumentato esponenzialmente il numero di suicidi, disturbi psicosomatici e malattie mentali mentre Nord Europa, Canada e Giappone sono usciti dalla crisi più felici e in salute che mai? E com’è possibile che tra il 2009 e il 2011, nonostante la contrazione storica del mercato immobiliare, negli Stati Uniti sia addirittura diminuito il numero dei senzatetto? In Inghilterra, in quegli stessi anni, il numero è aumentato del trenta per cento...
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