Anche ai tempi di William Morris (1834-1896), libertario agguerrito, poeta, architetto e cultore del bello, le cose andavano come da noi:la crescita a ogni costo, l’impero delle macchine, il cinismo delle grandi compagnie, indifferenti al flagello della disoccupazione. Esiliati da una vita appagante, stremati da fatiche inutili e alienanti, milioni di persone sembrano aver perso il controllo del proprio futuro.
Oggi come ieri, costretti a sopravvivere per lavorare, si chiedono la stessa cosa: come potremmo vivere meglio? Occorre veramente una rivoluzione? Oppure, come suggerisce Serge Latouche nella sua illuminante prefazione, è sufficiente adottare un altro modello di sviluppo? In modo chiaro e appassionato, Morris ci spiega come e quando dire di no alle follie della modernità per "raggiungere l’obiettivo di un lavoro felice e utile per tutti".