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In un caldo pomeriggio di maggio, uno sconosciuto che ha perso la strada si ferma alla casa di Pietro e Astrid, due tessitori artigianali che vivono sulle colline marchigiane. Lo sconosciuto dice di chiamarsi Durante, ha pochissimi bagagli e un passato misterioso; non conosce il senso del possesso, e sembra del tutto incapace di mentire. Astrid ne è immediatamente affascinata, come quasi tutte le donne che lui incontra. Pietro – il narratore della storia – prova invece nei suoi confronti una profonda irritazione, come quasi tutti gli uomini.
Caro Andrea,
ho trovato in Durante la tua vena migliore, di analista attento e implacabile delle dinamiche umane, e di scrittore che fa procedere la narrazione per impercettibili smottamenti: terremoti nelle vite delle persone non registrati se non quando è ormai troppo tardi; che segnano una cesura netta tra il prima e il dopo, una cesura che – quando i personaggi e il lettore se ne accorgono – è ormai impossibile ricomporre. Inoltre la tua scelta di far raccontare la vicenda da un punto di vista parziale – quale è quello di un personaggio troppo coinvolto nella storia, Pietro – è davvero efficace: permette a Durante di comporsi dalle voci contraddittorie eppure complementari dei personaggi, di farsi amare e odiare a seconda delle momentanee passioni e umori degli altri, fino a conquistare una identità precisa con il procedere delle diverse situazioni. Durante s’insinua inesorabilmente nelle esistenze normalizzate e piatte del gruppo di persone (e di chi legge). E a poco a poco ne individua i limiti, le fragilità, quasi volesse, col suo porsi innocente e sincero fino alla durezza, scardinare la parete di vetro dietro la quale quelle persone, quelle coppie vivono da tempo, avendo in questo modo anestetizzato e annegato i loro veri sentimenti ed emozioni. Chi legge non può fare a meno di chiedersi cosa direbbe di lui Durante. A tutto questo, e di più, inoltre, si aggiunge la tua scrittura, una ricerca stilistica che ti fa stare sempre un po’ più avanti degli altri. e.s.
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