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Nella costruzione dei manufatti la componente artigiana, fondata sulla capacità tecnica e la specificità geografica degli operatori, è stata quasi totalmente sostituita da materiali, componenti e processi industrializzati, con esiti sociali e ambientali pesantemente negativi. Proprio l'accrescersi dei problemi connessi ai mutamenti climatici ha fatto emergere con prepotenza anche nell'edilizia la necessità di invertire questa impostazione, con l'obiettivo di aumentare l'efficienza energetica. Ridurre le quantità e aumentare la qualità dei manufatti – recuperando l'artigianalità dei processi e la specificità delle soluzioni in relazione ai luoghi – appare l'unico strumento compatibile con i criteri di base di una architettura sostenibile.
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