Per molti lettori degli ultimi decenni L’Aleph è il libro dove scoprirono non solo un nuovo grande scrittore ma un nuovo modo di essere della letteratura. Fu una specie di folgorazione, che poi si trasmise al resto dell’opera di Borges. Intanto, i titoli di alcuni di questi racconti – dallo Zahir a Deutsches Requiem, dalla Ricerca di Averroè all’Immortale – entravano nella nostra geografia mentale come luoghi da sempre familiari e misteriosi, per non uscirne più. L’Aleph, la cui prima edizione è del 1949, viene qui riproposto nella ormai classica traduzione di Francesco Tentori Montalto e corredato da una Nota al testo e da un ampio e illuminante saggio di Tommaso Scarano.