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La realtà quotidiana, basata su un ordine meccanico indispensabile per organizzare il nostro tempo, gestire impegni e interagire con la materialità della vita, porta a dimenticare che la vita esiste in un flusso permanente. L’eccessiva attenzione alla legge di causa/effetto che domina il nostro vivere comune, la necessità sempre più assillante di non urtarsi, nel senso più lato del termine, in un mondo sempre più affollato di gente, di macchine, di cose, di intenzioni e scopi identici, impedisce di vivere la dimensione in cui vive la natura: una penombra fatta di contrari che si aiutano a vicenda a ritrovarsi e a trasformarsi l’uno nell’altro.
Il simbolo dello Yin e dello Yang bene esprime questa verità che spesso esplode nella nostra vita, allorché ci troviamo a contatto con qualcosa che è impossibile conquistare, dominare, controllare: un cambiamento improvviso, un evento inaspettato, una tragedia o una gioia che esplodono nella nostra vita, e che ci fanno esplodere, lasciano intendere che la vita è altrove. In quei momenti il nostro frammento di realtà entra in contatto con una totalità la cui esistenza risulta indubitabile. Spesso quegli squarci di vita obbligano a riconsiderare la propria realtà, impongono di interagire con quanto si è visto, chiamano a una comprensione. Si può dire che il taoismo sia un cammino dentro la realtà, grazie al quale si impara a vivere immersi nella vita, senza timori, chiusure, limiti: totalmente. Lì è possibile vivere senza identità, senza etichette, senza appartenenze: esistere semplicemente.
Paradossalmente è così che si impara a essere individui, in quanto si entra in contatto con la propria unicità e si impara a esprimerla nella vita di ogni giorno: in una parola, si inizia a decidere per se stessi e la propria vita."Un uomo nasce solo quando diventa capace di decidere. Coloro che vivono nell’indecisione non sono ancora uomini. E milioni vivono nell’indecisione. Ne consegue che la gente dipende dalle autorità. Ma questa è schiavitù: in questo modo impediscono la nascita della loro anima. La decisione dovrebbe scaturire dal tuo essere perché, con la capacità di decidere, sorge in te l’integrità. Prendere delle decisioni ti renderà un individuo. Io non ti dico quale percorso è giusto e quale è sbagliato; ti dico che è giusto qualsiasi percorso tu scelga in modo totale. Ogni sorta di scissione è pericolosa."
In verità, il taoismo non è una cultura o una religione che si possa studiare: difficilmente sarà possibile farlo rientrare in una definizione. La sua apparizione è fatta risalire al sesto secolo avanti Cristo: quel secolo "assiale" in cui sulla Terra vissero contemporaneamente Lao Tzu e Confucio, Zarathustra e Budda, Talete e Pitagora. Un pugno di uomini che non si conoscevano fra loro e che tuttavia contribuirono a spostare l’orizzonte e l’orientamento dell’umanità in maniera irreversibile. Ciò di cui il taoismo era vettore conserva quello spirito di libertà che non lo rende una tradizione classificabile storicamente, di proprietà di qualcuno, strutturata e dunque incartapecorita.
Osho ha il merito di creare un ponte e traghettare verso comprensioni che sicuramente hanno patito il limite della parola: non è infatti un caso che questo testo sia stato trasmesso per millenni oralmente. Coloro che ne hanno parlato, avevano fatto esperienza di ciò che questo trattato indica; pertanto, non erano il riflesso di un riflesso, bensì l’espressione consapevole di quella realtà ultima in cui siamo immersi, che ci sostiene e della quale viviamo totalmente immemori.
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