L’opera raccoglie l’ultima serie di discorsi di Osho in cui egli apre a vette mai prima dischiuse da coloro che in Occidente si sono avvicinati al mondo dello Zen, e parte del testo mette a fuoco i limiti dei vari Merton, Alan Watts, Paul Reps che, loro malgrado, hanno tentato di confinare tale esperienza al mero esercizio dell’intelletto.
"Man mano che ci si addentra nella lettura, si scopre che Osho ha le qualità di un arciere Zen. Con la sua poesia mette a fuoco il bersaglio, con la sua logica lo scruta dalle posizioni più diverse, prima di tendere l’arco della propria consapevolezza e annientare l’io con la freccia del proprio essere.
Leggendo questi undici capitoli (e il mio consiglio è di affrontarli uno per volta, senza fretta), vi invito a rileggerli tutti due volte, prima di proseguire. Se lo farete, non solo sperimenterete l’intima gioia di assorbire pian piano le parole di un Maestro Zen, ma nella rilettura ne potrete afferrare le sfumature meno abituali ai vostri processi mentali. E se siete persone come me, ben presto vi troverete a scrivere i vostri commenti, a evidenziare le cose che hanno sprigionato il vostro entusiasmo, o che hanno sollevato il vostro disaccordo." Robert H. Rimmer
"Su questo pensatore sono stati scritti articoli e libri al curaro. Una campagna denigratoria che non ha avuto uguali ha tentato il discredito sistematico, tutto è caduto nel nulla. Rimane il pensiero. È difficile sottrarsi al fascino di un uomo dalla cultura universale, capace di collegare davvero l’occidente all’oriente, l’ebraismo al cattolicesimo, la magia alla scienza. E il sospetto che sia proprio questa capacità sincretica a generare l’odio diventa subito fortissimo. Perché anche nel passato tutti i tentativi di rapportare il sapere tra secoli e culture diverse sono sempre stati soffocati nel sangue. E allora viene anche da riflettere sulla lotta tra bene e oscurità. La spiegazione della persecuzione di Rajneesh può trovare una lettura in questa titanica, millenaria battaglia tra la forza dell’unione e quella della separazione".
"Taccuino di viaggio" a cura di Gabriele La Porta
Ci sono libri che è impossibile non pubblicare, che non si possono non leggere: sono opere che anticipano il futuro, mutano la realtà individuale, richiamano fortemente il nostro destino di uomini a possibilità mai concepite o immaginate. Questi libri obbligano a uscire dal proprio appartenere biologico, sociale, psichico e individuale, per indossare l’abito della consapevolezza: il solo strumento in grado di leggerli, di valorizzarli e di comprenderli. In questo sta il loro valore, la loro grandezza: questo è semplicemente uno di quei libri.
"I tempi sono maturi per un Manifesto dello Zen. L’Occidente ha acquisito familiarità, ma cerca di avvicinarsi allo Zen con la mente: ancora non ha compreso che lo Zen è pura non-mente!
L’incredibile compito dello Zen è farvi uscire dalla prigione della mente. Non si tratta di filosofia, di intellettualismi. Non è neppure una religione, perché non presenta finzioni, né menzogne, né consolazioni: è il ruggito di un leone.
La cosa grandiosa che lo Zen ha introdotto nel mondo è la libertà da se stessi. Questa è l’unica ribellione contro la mente, contro il sé, la sola ribellione che cancella ogni limite che vi imprigiona e che fa compiere un balzo quantico nel nulla. Ma questo nulla è assolutamente vivo, è la vita stessa, è l’esistenza.
Il Manifesto dello Zen è semplicemente a favore di questa esistenza. Forse lo Zen è l’unico sentiero che non rifiuta nulla. Si rallegra di ogni cosa, senza condizioni: non ha comandamenti.
Lo Zen conosce solo una vita senza confini che assorbe in sé ogni tipo di contraddizione, in una profonda armonia. La notte è in armonia con il giorno, la vita è in armonia con la morte, la terra è in armonia con il cielo. Questa immensa armonia è l’essenza di questo Manifesto che si addice a tutti: uomini e donne, bianchi e negri, hindu e mussulmani, cristiani e buddisti. È un’esperienza, è il risvegliarsi della luce interiore..." Osho