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«Come è possibile conciliare l’ordine in cui sei cresciuto, e l’armonia civile che pure hai conosciuto, con una società che oggi pare dominata dai fuorilegge, dove violenza, dolore e morte sembrano imporsi incontrastati? Come è possibile che la favola bella di un mondo chiuso, pieno di regole e sicuri divieti, abbia finito per farsi contaminare da un incubo, dove l’unica regola è il sopruso, e dove la violazione sistematica di ogni norma non è nemmeno più considerata un’offesa alla convivenza civile?»
Partendo dai ricordi delle sue estati di bambina trascorse a Polistena, Marina Valensise si domanda dove siano finiti i principi e i valori nei quali era cresciuta e ai quali era stata abituata, che oggi sembrano a tal punto calpestati da essere cancellati nel loro esatto contrario, e cioè nel trionfo di Gomorra, nel regno della violenza senza regole e dell’abuso sistematico, nel dominio incontrastato della criminalità organizzata che attanaglia il Sud.
Dalla passione orgogliosa per quella terra remota, peraltro sconosciuta ai più, nasce la scelta di raccontare il Sud in modo eccentrico e «un po’ folle», partendo da Palermo, l’antica capitale del Regno di Sicilia, proseguendo verso Catania, la «Milano etnea», sino a perdersi fra le montagne e le pianure della Calabria, la regione «più autunnale d’Italia», visitare la Basilicata con la sua «vitalità postmoderna» e la Puglia, «che è il Nord del Sud», per poi concludere il periplo con due tappe in Campania e a Napoli, che «resta un mondo a parte». Sospeso tra lo stupore e l’ironia, questo libro è un viaggio nello spazio e nel tempo, alla riscoperta delle ragioni per le quali non possiamo pensare l’Italia senza il Sud, salvo amputarci di una parte essenziale del nostro immaginario, delle nostre radici, della nostra storia e del nostro stesso futuro. Una convinzione profonda emerge infatti da queste pagine: il Sud oggi non è affatto un problema, ma una risorsa.
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