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Ginette Paris rilegge il mito della Dea dell’amore indicando la via che riconduce verso il mondo interiore, i bisogni profondi, le risorse sopite. Verso il “rapimento” dell’essere vivi e gioiosi. Afrodite “dai begli occhi” ci mostra così una sessualità che è iniziazione a stati di coscienza, esperienza che va dall’amore sensuale alla bellezza, e dalla bellezza all’estasi.
E’ Afrodite, però, che protegge e assicura il piacere che gli sposi si donano reciprocamente, e senza il quale un matrimonio è freddo e sterile; e conosciamo molti miti che narrano la vendetta della dea quando il suo culto viene disatteso.
Far coesistere nel rapporto tra coniugi la passione, libera e volubile, e la stabilità che l’istituzione richiede non è mai stata impresa facile. Le frequenti tensioni tra Era e Afrodite rappresentano un conflitto centrale in ogni matrimonio di lunga data. Una moglie appassionata rappresenta, per gli uomini moderni come per gli antichi Greci, un dono ambivalente: Afrodite non può essere facilmente frenata e il marito potrebbe a buon diritto temere che una moglie di questo tipo possa sottrarsi ai doveri coniugali proprio come un cavallo disarciona il suo cavaliere. Una moglie rassicurante, che possiede la qualità dell’ape industriosa, nutrice, casta e tranquilla, è un’immagine che non ha nulla a che spartire con Afrodite. Gli uomini greci hanno espresso in molti testi la loro paura di associare l’amore afroditico con il matrimonio, mentre nelle donne il culto di Afrodite all’interno del matrimonio ha sempre occupato un posto importante.
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