Un libro affascinante ed esotico, che mette al centro della sua attenzione "Le Mille e una Notte", "I Mille e un Giorno", "Le Cento e una Notte", "Il Libro del Pappagallo", tutti parte di un tesoro inesauribile di racconti arabo-persiani che rivelano i misteri dell'oriente attraverso i secoli con la sua lealtà, i suoi miraggi e i suoi sogni.
Che si tratti di Bagdad durante i giorni gloriosi del grande Khousraw e della bella Shirin, o del Cairo durante il regno del Sultano, del Maghreb o della Cina misteriosa, da ogni pagina, nella brulicante atmosfera della vita quotidiana dei mercati e dei palazzi, risorge dalla notte dei tempi un passato millenario.
Le città morte del deserto sono frequentate dai Geni delle rovine, terrori delle carovane. Le guardie di Bagdad sono inebetite e vengono schernite come quelle del Faraone nel racconto, riportato da Erodoto, del Tesoro di Rhampsinit. L'isola dei serpenti, su cui sbarca Simbad, accolse un tempo il Naufrago del papiro egiziano.
Nella sua ricerca dell'immortalità il re Beloukia seguì attraverso la contrada delle tenebre le tracce di Gilgamesh, l'eroe di un'epopea babilonese. Wys e Rhamin, gli amanti immortali di un poema di Fahr e Din (XI secolo) discendono dalla stessa leggenda da cui provengono Tristano e Isotta.
Questo avvicinamento di tradizioni folkloristiche di diverse civiltà e di epoche successive pone, pur senza risolverlo completamente, il problema delle loro origini: tesoro comune o frutto di scambio tra i popoli. In questa tradizione rivivono nella luce del cielo d'oriente alcune delle più belle leggende dell'umanità.