Questa è un'opera di transizione, o meglio di “congiunzione”, come la definì lo stesso Autore, tra la fase speculativa del suo pensiero e l’approdo alle dottrine sapienziali dell’Oriente. L’uomo come potenza rappresenta uno straordinario “luogo” d’incontro tra alcuni dei più maturi frutti della cultura occidentale e di quella orientale.
Munito della formidabile attrezzatura concettuale filosofica che si era venuto forgiando principalmente mediante lo studio in profondità dell’idealismo tedesco e sviluppando l’esigenza insita nel postulare l’inevitabile sbocco magico del pensiero idealistico, Evola si addentra nella sapienza tantrica, iniziaticamente realizzatrice, e ne interpreta e chiarisce le istanze metafisiche ed operative.
Opera impegnativa come un arduo sentiero di montagna e com’esso non priva di insidie – come lo stesso Autore doveva in seguito ripetutamente segnalare rettificandone alcune impostazioni – essa rappresenta tuttavia un importante punto di passaggio del pensiero evoliano, per comprendere le complesse tematiche che egli veniva elaborando e all’interno delle quali operò le scelte che lo condussero oltre. Un libro di alta tensione intellettuale ed esistenziale, nel quale si confrontano e si incontrano l’ansia di libertà dell’Occidente e la sete di liberazione dell’Oriente.