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Fonti storiche ci informano che Pietro del Morrone – il futuro Celestino V – quando si recò a Lione nel 1274, in occasione del Concilio indetto da Gregorio X, fu ospitato dai Templari nella magione poi divenuta suo convento (che nel 1800 fu abbattuta per realizzare il Teatro dei Celestini, così si chiama oggi il teatro di Lione).
Di ritorno l’eremita si fermò a Collemaggio, alle porte della città dell’Aquila, e la Vergine in sogno gli disse di realizzare una chiesa in suo onore in un luogo già sacro. In questa stessa chiesa, nel 1310 si svolse il processo aquilano ai Templari. Potrebbero allora i Templari aver affidato il loro tesoro a Pietro del Morrone che lo ha custodito in quel prezioso scrigno che è Santa Maria di Collemaggio, costruita dall’eremita proprio con il loro aiuto? Al sogno e all’invenzione immaginifica è dedicata la prima parte di quest’avvincente libro di Maria Grazia Lopardi, un breve romanzo in cui realtà, intuizione e fantasia vanno a braccetto.
Ad essa si contrappone la seconda parte dell’opera, nella quale, invece, dati storici e riscontri sul campo portano all’attenzione del lettore le scoperte dell’Autrice sull’affascinante Santa Maria di Collemaggio e una cronaca di eventi personali lascia intravedere che quelle che normalmente chiamiamo coincidenze, tali non sono.
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