Awa Kenzo fu il maestro di arco giapponese di Eugen Herrigel, autore de Lo Zen e il tiro con l’arco; la sua saggezza tuttavia si rivela soprattutto in questo libro, che è una sorta di prosieguo e di completamento del primo in cui John Stevens raccoglie i suoi insegnamenti più significativi.
Arco, freccia e bersaglio diventano strumenti grazie ai quali è possibile accedere a piani più profondi di comprensione di se stessi e dell’universo. Appare chiaro dal contesto degli aforismi di Awa come tali strumenti non siano impiegati come mere metafore per un obiettivo spirituale da raggiungere; quest’ultimo piuttosto è inscindibile dal corretto ed efficace uso degli strumenti stessi, in una perfetta unione di tecnica e spirito da cui si sprigiona la caratteristica e misteriosa bellezza del Kyudo e il fascino che cattura colui che vede tirare un maestro di quest’arte.
È lo spirito Zen – inteso non nel senso della meditazione formale, come correttamente puntualizza Stevens, ma nel senso dell’integrazione totale della realtà – a trasparire in queste pagine, che confermano appieno il resoconto di Herrigel, da taluni in tempi recenti messo in dubbio.
Nella postfazione Pasquale Faccia, da trent’anni praticante di Kyudo, inquadra la figura e gli insegnamenti di Awa Kenzo nel contesto attuale dei documenti ufficiali della Federazione Internazionale di Kyudo.