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Per un Nuovo Paradigma

il messaggio di Edward Goldsmith

di: L'Ecologist n.10
editore: Lef
€ 10.00 € 9.50 (-5%)

Pag. 160 
Formato: 15 x 21 cm. 
Anno: 2011 
ISBN: 978-88-6500-025-0 
DISPONIBILITÀ IMMEDIATA Novità
Interamente dedicato a Edward Goldsmith, fondatore dell’Ecologist e figura primaria nel panorama ecologista mondiale, deceduto lo scorso agosto, il volume contiene una raccolta di riflessioni uscite scritte nei giorni successivi alla sua morte dai collaboratori più stretti e dagli amici più intimi, come Vandana Shiva, Jerry Mander, Alain De Benoist, Paul Craig Roberts, Peter Bunyard ecc.

ESTRATTO DALL'OPERA:

DOPO la destra e la sinistra di Giannozzo Pucci

Anche se è stato uno dei maggiori apripista per la nascita e lo sviluppo del movimento ecologista nel mondo, la morte di Teddy Goldsmith è passata quasi sotto silenzio fra le grandi associazioni ambientaliste e le riviste di settore. A due anni di distanza dall’evento ripercorriamo attraverso varie testimonianze la profondità del messaggio umano e politico-culturale di Goldsmith.

È stato il primo a lanciare l’allarme contro le principali politiche responsabili della devastazione della Terra, dal ruolo distruttivo della FAO1, della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale (FMI), alle grandi dighe nel terzo mondo, all’energia nucleare, agli OGM, fino ai cambiamenti climatici e ai disastri della globalizzazione dei mercati alimentari, molti anni prima che emergessero come temi fondamentali della riflessione e azione ecologista. La destra e la sinistra come conservatori del sistema In realtà Teddy fra le organizzazioni per l’ambiente, che pure hanno attinto a piene mani dalla sua rivista The Ecologist, ha subito un’emarginazione forse per il suo modo di pensare la natura e di muoversi senza pregiudizi politici, come se il superamento delle 1 L’organizzazione delle Nazioni Unite contro la fame nel mondo.

categorie della destra e della sinistra in un nuovo paradigma fosse già avvenuto nelle teste degli altri ambientalisti quanto era avvenuto nella sua. Goldsmith ha scoperto la propria vocazione ecologista negli anni ‘60 durante una permanenza fra i boshimani nel deserto del Kalahari. Tornato a Londra fu fra i fondatori del Primitive People’s Fund diventato poi Survival International for tribal people e poco dopo ha cominciato a pubblicare The Ecologist, l’unica rivista che esce oggi in otto Paesi e sei lingue diverse e ha come base l’idea di natura dei popoli tribali.

Un amico tedesco di Teddy, Carl Amery, nel suo importante libro Hitler als Vorläufer3 analizza l’ambientalismo hitleriano, proiezione della concezione scientifica e darwiniana che, ritenendosi la più civile, considera suo dovere prevalere su tutti i popoli e sul mondo. Goldsmith, all’opposto, si fa convertire dall’ecologia come la praticano le comunità tribali, che considera di civiltà più elevata della nostra (ad esempio gli indigeni dell’Amazzonia chiamano i moderni “uomini termiti”, perché non sono mai sazi di legno, come di molte altre componenti della natura).

A questa matrice indigena Teddy è rimasto fedele tutta la vita funzionando perciò da fondatore scomodo del movimento ecologista, molti militanti del quale hanno invece continuato a guardare alla crisi ambientale con gli occhi strabici della religione scientifica e delle ideologie di destra/sinistra. La crisi ambientale, condannando oggettivamente l’infondatezza di quelle ideologie, ha fatto emergere la necessità di un nuovo paradigma politico a cui pochissimi dei Verdi erano preparati, essendo cresciuti in una cultura monopolizzata da marxismo, liberalismo e fascismo, da cui ogni critica alla crescita economica e ogni ispirazio- 2 Autore politico e attivista ecologista tedesco, 1922-2005. 3 Pubblicato in italiano col titolo Hitler precursore - Il XXI secolo inizia con Auschwitz?, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 2011.

ne religiosa erano bandite o relegate al piano delle opinioni individuali. Ma sia la destra che la sinistra sono state alleate nel sostegno al sistema industriale e finanziario occidentale e al suo “sviluppo”: la destra in quanto motore e la sinistra come eventuale distributore dei profitti. Da destra a sinistra, tutti sono stati d’accordo che lo “sviluppo”, il vitello d’oro della nostra epoca, fosse un bene. Ma per Teddy “l’intero concetto di sviluppo industriale è responsabile della distruzione degli ecosistemi del mondo e delle società umane. Lo sviluppo è il problema, non la soluzione”. Chiunque, a partire dal movimento luddista, per finire a Gandhi e all’American Indian Movement, si è alzato a indicare una strada diversa, è incorso nel tiro incrociato da destra con l’accusa di comunismo e da sinistra con quella di fascismo. Queste accuse sono diventate particolarmente virulente nei confronti di Teddy anche per un altro motivo. La cultura della sinistra, legata a strati sociali non abituati a governare, dando per scontato Paperon de’ Paperoni, si è dimostrata abbastanza efficiente come opposizione, ma spesso funzionale ai meccanismi del capitale quando è arrivata al governo. Goldsmith invece, abituato fin da ragazzo a frequentare i potenti della Terra, è stato capace non solo di colpirne la coscienza, ma di combatterli con grande forza e autorità nei punti più deboli, cioè l’inciviltà dei loro scopi. Alla sinistra, che non cede facilmente il suo monopolio dell’opposizione, ha dato profonda noia l’essere surclassata da un figlio delle classi più privilegiate del capitalismo. Del resto anche alla destra ha dato profonda noia trovarsi questo gatto arrabbiato, anche se pieno di umanità e gioia di vivere, attaccato alle parti basse.

Goldsmith, il primo al mondo che ha fondato un partito verde, è stato perciò fra i Verdi uno spartiacque culturale, mantenendo aperto uno spazio di libertà per coloro che hanno una visione tradizionale della natura che non ha nulla a che vedere con i concetti di “destra e sinistra” né con quelli di “conservazione e progresso”, ambedue conservatori del processo di trasformazione del mondo in una macchina del capitalismo industriale cominciato ai primi dell’Ottocento con la repressione dei luddisti.

Nel panorama politico degli ultimi quarant’anni si possono così tranquillamente definire conservatori (del sistema) coloro che hanno continuato ad anteporre le precedenti categorie di destra e sinistra alle nuove categorie emergenti dalla crisi ambientale. Queste nuove categorie hanno individuato i veri antagonismi, come il partito della globalizzazione da una parte e il partito delle comunità dall’altra, oppure il partito del mercato mondiale e il partito della sussistenza locale, il quale era stato represso e camuffato dai falsi antagonismi delle destre e delle sinistre.

Il programma di Gandhi
Può apparire paradossale che il pensiero indigeno e tribale superi in avanti le posizioni più radicali dell’ecologismo attraverso la venerazione della natura come messaggio etico e creazione di Dio, la condanna dell’inestinguibile cupidigia della società industriale, dell’individualismo e della massificazione, l’apprezzamento per la condivisione comunitaria della Terra finalizzata alla sussistenza, un’economia senza crescita basata sull’uso rispettoso dei frutti della biosfera e dell’energia rinnovabile. Questa filosofia si è manifestata anche nel XX secolo nel programma politico ed economico di Gandhi per l’indipendenza dell’India.

Nel 1974 Teddy Goldsmith passò quattro mesi a Nuova Delhi presso la Gandhi Peace Foundation cogliendo l’occasione per confrontare il movimento gandhiano del Sarvodaya con l’ecologismo occidentale. Tale esperienza lo portò a maturare in senso gandhiano il suo atteggiamento nei confronti dell’attivismo ambientale e a sviluppare legami strettissimi con gli ecologisti indiani come Vandana Shiva e Sunderlal Bahuguna, scoprendo che nell’opera di Gandhi c’erano già le principali radici del movimento di liberazione da quel processo di trasformazione della natura in risorsa per il mercato, portato avanti dallo sviluppo inarrestabile dei grandi gruppi finanziari internazionali. Gli adepti di tale sviluppo, sia a destra che a sinistra, oltre a servirsi di un apparato ideologico giacobino, usano normalmente la menzogna, la maldicenza, il sospetto, i cartelli ideologici di “reazionario”, “fascista” ecc. con l’unico scopo di espellere dal consorzio civile, come appestato, chi minaccia l’autorità della civiltà occidentale. Teddy è stato per quarant’anni una minaccia culturale, e quindi anche pratica, per la sua influenza nei diversi strati sociali in cui si è mosso. Mi è capitato raramente di incontrare qualcuno con la carica rivoluzionaria, culturalmente coerente e spregiudicata che ha avuto Teddy, unita a una modestia senza barriere per nessuno e a una fiducia umana quasi ingenua ancorché schierata.

L’appartenenza allo strato sociale privilegiato ha accresciuto il suo ascendente a partire dalla propria famiglia; spesso in amici ricchi, senza grandi ideali, è riuscito a suscitare una forte passione per i problemi ecologici. Non ha provocato un interclassismo, ma una collaborazione fra gli ecologisti di tante capacità e origini: culturali, economiche, religiose e politiche.

La sua visione di salvezza della Terra attraverso la ricostruzione di tensioni comunitarie in una vita senza inquinamenti è stata così prioritaria che la notizia di una crisi economica mondiale fu accolta da lui col giubilo di chi preferisce perdere tutte le proprie ricchezze per guadagnare quella di una vita in cui la specie umana non sia più in pericolo e possa riprendere il suo posto sulla Terra. All’opposto quella che a lui è apparsa evidenza scientifica del superamento del punto di non ritorno nel cambiamento climatico, ha inciso profondamente sulla sua malattia, influenzata anche dall’ansia della sentinella che non riesce a dare l’allarme. L’incidente nucleare di Fukushima, venticinque anni dopo quello di Chernobyl, ha rappresentato un punto di svolta a livello mondiale. Il disastro della radioattività in un paese capitalista tecnologicamente avanzato ha manifestato che i veri terroristi sono proprio i sacerdoti del progresso: le grandi imprese, i tecnici e gli scienziati, i quali avendo sostituito la morale con l’efficienza e il massimo profitto, sono stati dei Frankenstein incompetenti e incapaci di governare i loro giocattoli di morte ultramillenaria.

Teddy Goldsmith invece ha dimostrato che il buon senso, animato da un forte principio di morale ambientale, ha superato di secoli luce la conoscenza degli scienziati, mobilitandosi a evitare eventi del genere nell’unico modo possibile: rifiutare la scelta nucleare. Le grandi società, gli Stati e gli scienziati che hanno lavorato alle centrali nucleari appaiono oggi come li ha definiti Teddy, degli irresponsabili e impunibili con licenza di uccidere innumerevoli esseri umani in questa e nelle future generazioni.
Teddy era convinto che scientificamente fosse oramai troppo tardi per evitare la scomparsa dell’umanità nell’arco dei prossimi cento anni. Noi che non ci fidiamo tanto delle dimostrazioni scientifiche, continuiamo a ricordarlo con affetto e ci resta sempre, nonostante tutto, l’impegno di operare alla riscoperta e liberazione della comunità simbiotica di uomini, animali, piante, pietre, batteri, funghi ecc. nel concerto dell’universo. Spes contra spem.
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