Quali sono le basi di una musica così rigorosamente improvvisata? Come possono convivere l’uso dei matrimoni combinati e l’esaltazione dell’amore, aspetti ascetici e altri di prorompente sensualità? Chi si accosta alla cultura indiana non può che essere assalito da interrogativi: a quali canoni artistici obbediscono le immagini, che paiono di proposito così poco naturalistiche Come mai, quasi sempre, non si sa nulla della biografia degli autori delle opere d’arte? Su quali presupposti si fonda l’assetto, scandalosamente non egualitario, del sistema delle caste? Perché la donna è così sottomessa e al tempo stesso così celebrata?
Nella raccolta di saggi che qui presentiamo Coomaraswamy risponde a ciascuna di queste domande, delineando un mondo remoto in cui l’artista non si propone di esprimere se stesso né ambisce all’originalità, e in cui l’organizzazione sociale non mira a soddisfare le pulsioni individuali, a incoraggiare la competizione e massimizzare il profitto economico: un mondo dove la perfezione consiste nel trascendere se stessi, nel superamento dell’io, nell’abbandono dei desideri, sicché lo svolgimento impeccabile della propria funzione all’interno della società diventa occasione di esercizio spirituale, e l’arte e l’amore mezzi per attingere quella realtà divina da cui sgorgano ogni bene e ogni bellezza.