“La società del denaro non è in grado di cogliere la bellezza del mondo e neanche il suo affanno, riduce l’uomo a un salvadanaio che si può rompere con troppa facilità, lasciando solo dei cocci. L’uomo non merita di diventare un contenitore di monete. Questa è la follia, oggi talmente diffusa da sembrare normale. Ma non lo è.”
Il denaro sul “lettino” dello psichiatra: un personaggio capace di riempire la testa dell’uomo come in una possessione che cancella ogni identità e ogni norma di comportamento civile.
Il denaro nell’analisi di uno psichiatra e non di un economista, dunque di chi si occupa di salute della mente e non di tecniche per garantire il benessere economico dell’individuo e dell’intera comunità. E in questa invasione di campo si scopre che il denaro è fonte di malattia. Per chi è povero ma anche per chi ha i forzieri pieni. Vite che ruotano intorno ai soldi, al desiderio di possederli, alla paura di perderli: l’ossessione, la dipendenza, l’angoscia, il lutto… si finisce per ridurre una società al denaro come misura del valore non solo delle cose, ma della stessa persona. L’uomo a una sola dimensione.
Nella follia da denaro si corre il rischio di sostituire le banconote agli affetti, che assumono un prezzo in euro. In questa situazione emerge un bisogno di felicità che non è direttamente legato a stati di ricchezza o povertà. Non si tratta di una strategia consolatoria in un momento di crisi dell’economia nazionale e mondiale, ma di un modo per ritrovare il significato della vita e delle relazioni interpersonali.
Lo psichiatra è Vittorino Andreoli che come sempre sa diagnosticare i mali dell’uomo e dei gruppi sociali, e lo fa non per sviluppare teorie ma per insegnare a vivere meglio. In questo caso la sua analisi illuminante conduce il lettore attraverso un percorso che tocca, anche nella loro dimensione patologica, tutti gli aspetti del nostro comportamento.