Tutti noi arriviamo ad un punto della nostra vita dove ci chiediamo quale sia il nostro destino. Vale la pena di continuare a credere nei valori della giustizia, dell'onestà e della rettitudine? Che cosa ci spinge a cercare di resistere alla tentazione di cedere alle tante lusinghe di un imperante costume individualistico od al chiuderci nel nostro piccolo mondo di spettatori e consumatori?
Questo testo di Pietro Ubaldi - scritto nel 1965, nel pieno del periodo brasiliano - ci invita a riflettere sulla funzione della morale e della religione. La sua tesi è che queste rappresentano le dirette emanazioni della discesa degli ideali in terra, con il compito di elevare l'umanità e di produrre un processo di spiritualizzazione ed unificazione.
E' chiaro che gli ideali, calandosi nella storia e nel tempo, debbano fare i conti con l'evoluzione umana: rappresentano in tal senso una tensione ma anche un adattamento. La tensione è determinata dalla loro purezza: gli ideali sono forme pure di valore. L'adattamento è costituito dal fatto che, essendo un ideale una realtà futura ancora da realizzare, gli uomini non possano che mediare tale istanza con il grado di sviluppo e di coscienza raggiunto