"Dalla culla alla bara." Era questo lo slogan con cui lord Beveridge, nell'immediato dopoguerra, divulgava l'idea di uno stato sociale provvidenziale, capace di garantire un buon tenore di vita e di assistenza a tutti i cittadini. In rapida sequenza, grazie al radicamento delle formazioni socialdemocratiche nel Nord Europa, questa diventerà l'idea vincente in tutti i paesi europei, fino agli anni del thatcherismo e della filosofia del "più mercato meno stato".
E in Italia? Allo snellimento dell'impegno statale sul fronte assistenziale ha cercato di supplire negli ultimi quindici anni un sempre maggiore coinvolgimento di imprese legate al volontariato, cattolico e laico. Nei settori dell'assistenza ai disabili, agli anziani, persino nel campo dell'istruzione, si sono affacciate vere e proprie filiere di imprese. Ma, e questo è il grande tratto di novità degli ultimissimi anni, stanno anche emergendo nuove forme di solidarietà auto-organizzate, in un processo di innovazione dal basso.
Gruppi di cittadini si strutturano in vere e proprie reti per condividere tra loro forme di solidarietà materiali. Rileggere il nuovo profilo del welfare - auto-organizzato, dal basso, mutualista, sostanzialmente libertario - offre l'occasione ad Aldo Bonomi per andare a scavare più nel profondo nella crisi delle due grandi ideologie che tanto hanno contribuito a modellare il nostro paese: quella di stampo socialista e quella cattolica.